Per fare un buon jazz occorrono pochi ingredienti: un bar affollato da cui sia possibile osservare gente che entra e gente che esce, gente che passeggia e gente che si ferma a discutere a due metri da te; un allievo disposto a seguire le tue orme e a discutere con te le vicende e gli sguardi e le voci e le storie; un caffè ben fatto, di quelli soltanto che accendono curiosità e scatenano buone intuizioni.
Avrete capito già che senza caffè non c'è jazz!
L'umanità si divide in due grandi categorie: quelli che stanno fermi e quelli che si muovono.
Se incominci a seguire un racconto che si snoda tra due che si parlano fitto fitto, non importa se donne, ma che poi si allontanano lentamente tenendo la nota, tu devi seguirli discretamente, per non perderti il resto della storia. Se resti seduto, ti ritrovi dentro il magone per un amore perduto o per un intrigo interrotto sul più bello: niente arabeschi sonori da innalzare nell'aria!
Il passo di danza di una giovane donna dalle gambe lunghe con i tacchi a spillo va studiato fino alla consumazione della parca colazione, programmata con la medesima cura per non alterare l'equilibrio del rossetto ambrato. I bordi della bocca sono da sfiorare appena. Lo strumento non indugerà troppo sul tema. È un prestissimo da cui congedarsi senza malinconie. La passante ci dona la sua bellezza nell'istante eterno di una citazione musicale.
Il labirinto delle voci che si accalcano tra un angolo e l'altro è la tua orchesta. Altro che quartetti e quintetti! Qui c' è un dispositivo mahleriano con cui puoi scavalcare i secoli e veder morire Venezia! Quando poi ti ritrovi a fare musica house, c'è tutto Mahler che ti si agita dentro, e sberleffi, e sorrisi, camerieri, cassiere. Vorresti stare altrove, magari con uno dei tuoi Maestri, a riempire di suoni inauditi gli interminati spazi e i sovrumani silenzi che ti porti dentro.
Considerate che un buon caffè te lo fai solo a casa tua. E chi uscirebbe, se non mi trascinasse via l'allievo fedele che ha eletto a sua meta ideale il bar che sta sotto casa mia! E' lì che incontro tutta l'umanità, quelli che stanno fermi e quelli che si muovono.
L'umanità si divide in due grandi categorie: quelli che stanno fermi e quelli che si muovono.
Se incominci a seguire un racconto che si snoda tra due che si parlano fitto fitto, non importa se donne, ma che poi si allontanano lentamente tenendo la nota, tu devi seguirli discretamente, per non perderti il resto della storia. Se resti seduto, ti ritrovi dentro il magone per un amore perduto o per un intrigo interrotto sul più bello: niente arabeschi sonori da innalzare nell'aria!
Il passo di danza di una giovane donna dalle gambe lunghe con i tacchi a spillo va studiato fino alla consumazione della parca colazione, programmata con la medesima cura per non alterare l'equilibrio del rossetto ambrato. I bordi della bocca sono da sfiorare appena. Lo strumento non indugerà troppo sul tema. È un prestissimo da cui congedarsi senza malinconie. La passante ci dona la sua bellezza nell'istante eterno di una citazione musicale.
Il labirinto delle voci che si accalcano tra un angolo e l'altro è la tua orchesta. Altro che quartetti e quintetti! Qui c' è un dispositivo mahleriano con cui puoi scavalcare i secoli e veder morire Venezia! Quando poi ti ritrovi a fare musica house, c'è tutto Mahler che ti si agita dentro, e sberleffi, e sorrisi, camerieri, cassiere. Vorresti stare altrove, magari con uno dei tuoi Maestri, a riempire di suoni inauditi gli interminati spazi e i sovrumani silenzi che ti porti dentro.
Considerate che un buon caffè te lo fai solo a casa tua. E chi uscirebbe, se non mi trascinasse via l'allievo fedele che ha eletto a sua meta ideale il bar che sta sotto casa mia! E' lì che incontro tutta l'umanità, quelli che stanno fermi e quelli che si muovono.
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