Al di qua dello sguardo - Elegia della vita schiva

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Psicomachie

IL CANTO DELLE SIRENE. - Interprete del silenzio, ci viene incontro il non detto dell’emozione musicale, l’irrealizzato, l’aggiornamento, il differimento dell’opera, le idee tenute in sospeso, le stesure preliminari, gli schizzi, i modelli, le sconfinate intuizioni del laboratorio, le varianti del testo… Niente di ciò che ‘precede’ l’opera, tuttavia, si perde completamente. Si potrebbe dire che l’aspirazione inconfessata di un autore è riuscire a mantenere nell’opera le tracce dei sentieri battuti, l’eco smorzata dei profumi avvertiti, l’intero magma sottostante. «Nella creazione […] le soluzioni sono misere rispetto alla ricchezza del problema» (G.Steiner). Il dolore, allora, e il rincrescimento dell’autore di fronte all’opera compiuta non debbono andare perduti: andranno ‘ascoltati’ assieme all’opera.
Il compito dello sguardo è in quest’impresa di risalimento al non detto, a ciò che è stato cancellato e che pure sta lì a testimoniare il dialogo con ciò che precede la musica propriamente detta. Ai confini dello sguardo dello ‘spettatore’ incontreremo la messa a tema del silenzio, i suoi rapporti con la morte e con tutto il pre-verbale dell’infanzia e della ‘maturità’ dell’uomo. Indicibile e irrappresentabile, la morte è il nemico da battere in questa psicomachia: l’anima non può cadere. Essa deve sostenere tutto intero il peso dell’esistenza, dando voce a tutte le pieghe della vita dell’anima stessa. Noi sentiremo il fragore della battaglia. L’eco della guerra guerreggiata giungerà fino a noi.

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