Al di qua dello sguardo - Elegia della vita schiva

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martedì 5 luglio 2011

Anche qui

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Caro Dario,

dopo il mio ultimo post che sembrava l'elucubrazione notturna di persona triste e solitaria - un monologo alla Luna - ti sarai preoccupato di me e giustamente mi hai inondato di Irlanda e di Derry e di musica e di tutto il resto. Ma non credere che qui io mi sia rinchiuso in una vita monotona e senza gioia. Tolentino non è Derry, mi dirai. L'Italia della spazzatura a cumuli di Napoli e gli scandali nella vita pubblica ti faranno pensare che siamo messi male. Tu sai altrettanto bene, però, che la vita trova sempre i suoi varchi per poter durare ancora.

Una professoressa di Liceo racconta periodicamente una storia per illustrare l'idea che la poesia sopravvive a tutto. Tra le sue studentesse ce n'era una particolarmente malinconica, che se ne stava appartata per la maggior parte del tempo. Quando arrivò il giorno del ricevimento dei genitori, provò a descrivere alla madre quello che vedeva in sua figlia, per comprendere meglio la ragazza, magari ricevendo in dono dalla madre qualche informazione in più. Con sua sorpresa, invece, si trovò ad essere letteralmente rimproverata perché non comprendeva cosa fosse l'età di quella ragazza. La madre rievocò la sua adolescenza e quella di sua madre, che le raccontava di quando la città era sotto i bombardamenti nemici. Ebbene, lei ricorda quel tempo - che pure era di guerra - come il più felice della sua vita.

Tu mi dirai: che c'entra tutto ciò con le cose che dicevamo? C'entra, c'entra. Tu credi che la spazzatura e gli scandali di un miliardario impenitente fermeranno il nostro amore per la musica? che ci impediranno di approfittare di tutte le feste di paese, tra Tolentino e tutto il resto, per tornare a incantare il pubblico con la musica di sempre? Io lo so che tu mi vorresti lì, magari al posto tuo, perché pensi che tanto jazz irlandese farebbe più bene a me che a te, ma anche qui, credimi!, la vita non è meno lieta e scanzonata. Pensi che non abbiamo birra di qualità? che le ragazze se ne stiano chiuse in casa e non contribuiscano per niente a fare di una calda notte di estate l'incanto lungamente desiderato, con balli e cantate a squarciagola, per ricoprire il chiasso della spazzatura e di tutto il resto? Verrò a Derry, verrò! Quando meno te lo aspetti, ti telefonerò e ti dirò: prenota! preparati! arrivo!

E’ vero, sono un po’ triste, perché è morto Benedetto, un giovane writer malato d’amore. E’ andato a schiantarsi con la macchina contro un muro, dimentico di sé e forse distratto dal miele delle ultime parole della sua ragazza. E’ per questo che non ho risposto subito alla tua. Si firmava SLAP. E’ stato un mese durissimo, per me. Questa morte non è stata come quella di tanti altri. In tanti trepidavano per lui. Se n’è andato proprio quando sembrava che il tepore dell’aria invitasse di più ad uscire la sera. Che idea morire di giugno, quando a tarda sera le cicale si apprestano come ogni sera ad improvvisare per noi il canto più alto e più forte. La vita non dovrebbe forse assordarci così, ogni volta, per sconfiggere silenzio e morte?

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