Al di qua dello sguardo - Elegia della vita schiva

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mercoledì 6 ottobre 2010

L'istante prima dell'eternità

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La materia dei sogni non è fumo né vento né soffio, e nemmeno alito, ansito, sospiro... Degli affanni e dei turbamenti dell'anima i sogni si nutrono. Le cose che non abbiamo detto mai. I terrori provati di fronte a uno sguardo indagatore che era sul punto di svelare segreti custoditi da sempre. Ma soprattutto gli amori inconfessabili, le piccole viltà, i gesti mancati, la vergogna, le fantasie sessuali suggerite appena dagli incontri del giorno...

Immaginate tutto questo, ma immaginate ancora di avere gli occhi aperti e di trovarvi in un pub di una cittadina qualsiasi della Marca anconetana. Le luci sono attenuate, perché tutto sta per iniziare. I musicisti sono pronti, ma c'è un posto vuoto in mezzo a loro. All'improvviso, si accendono le luci, il cantante che voi conoscete bene si avvicina al microfono, e grida: "Marco Serrani al pianoforte!"

Non è un sogno, ma ha la materia di un sogno quello che sta accadendo. Qualcuno ha pronunciato il vostro nome. Ha detto 'pianoforte', "al pianoforte". Non ci sono dubbi: Marco Serrani è chiamato al pianoforte.

Voi provate per un po', solo un istante, ad invocare gli dèi dei rinvii, ma sapete bene che non vi ascolteranno, un altro istante, e vi ritrovate a pensare, ma non c'è tempo per pensare, c'è solo da dire un o un no. Sapete altrettanto bene che 'in situazione' non è contemplato il no. E siamo in situazione quando non c'è scelta, quando tutto è già deciso, come un'ingiunzione del cielo che cala su di voi ad ordinare il gesto, l'azione...

Questi sono gli istanti che precedono l'istante eterno, quando cioè vi ritrovate a vivere l'indimenticabile e il lungamente sognato. Ora siete al centro del sogno. Tocca a voi. Le vostre mani correranno alla tastiera, per dare voce all'antico fermento che si agita in voi.

Occorrono parole e frasi, un racconto da scrivere... C'è qualcuno che vi precede. Introdurrà il tema. A voi spettano le infinite variazioni. E il motivo dovrà farsi frase sotto le vostre mani. La corrente che premeva per uscire dal cuore e raggiungere le mani ora è partita.

Tutto il vostro essere vibra impercettibilmente, come la corda che emette il suono a cui dovrà corrispondere un suono. Il vostro suono. Ma siete voi la corda che ora vuole dire l'incanto della sera e la selva dei ricordi che premono e Martina e il leggero sudore che imperla le mani e impedisce un più riposato dispiegarsi della voce.

Ma in un attimo, si arresta il sudore, il silenzio pervade la sala che attende soltanto, la lunga pausa che precede l'avvio si va esaurendo. Non potete tornare più indietro. Siete al centro del sogno. Occupate un posto che non è vostro, ma che per una sera appartiene solo a voi. Qui non siete più turnista. Vogliono solo musica da voi. Pura musica. Suoni inauditi. Ci sono orecchie che attendono, ma non sono orecchie, concave mani che attendono lo scroscio dell'acqua che giunga a rinfrescare e ristorare l'arsura. Hanno sete, certamente. C'è da portare frescura e poi sciogliere e vincere le angustie della mente prigioniera. Chi è venuto ad ascoltare non vuole solo Musica e Canto. Cerca anche riparo e sollievo, risarcimento e conforto. Dovete raggiungere tutti gli anfratti dell'anima. Le parole dovete cercarle nei crepacci e metterle una accanto all'altra fino a favorire il volo della mente.
Questa è la materia dei sogni vissuti ad occhi aperti, in una serata d'estate, o forse no. L'estate è appena finita. C'è già un sentore d'autunno nell'aria. Non sentite per ora il profumo delle castagne né il fruscio delle foglie morte. Dell'una e dell'altra stagione avrà da parlare ora la Musica. Lei incederà solenne nell'anima, senza annunciare altrimenti che se stessa. Sarà un solo palpito nell'aria. La fonte di ogni moto dell'anima siete voi. E' a voi che guardano tutti.


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