Al di qua dello sguardo - Elegia della vita schiva

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giovedì 26 agosto 2010

Il divenire di un'Occasione


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Nelle cose d'amore, come in ogni relazione significativa, siamo abituati a pensare che un momento particolare, un appuntamento, un incontro fortuito possano essere l'occasione propizia: investiamo emotivamente in quell'evento - come si usa dire talvolta a sproposito oggi -, come se il seguito dei giorni dovesse dipendere da come saranno andate le cose in quel momento particolare, in quell'appuntamento, in quell'incontro fortuito. E ci comportiamo con malcelato affanno, perché temiamo di perdere un'opportunità, che la persona a cui teniamo tanto possa sfuggirci, che, appunto, non riusciamo a cogliere l'occasione...

Non ci basta poi di scoprire che nulla è andato perduto, che, magari, anche da un infortunio nella comunicazione sarà derivata la nascita di una simpatia nei nostri confronti che non ha tratto origine da abili mosse e contromosse: continuiamo a pensare che le occasioni vanno 'colte' e 'sfruttate', che bisogna agire 'al momento opportuno' e che certe occasioni 'non si ripresentano più'.

Più interessante osservare come un accorto ragionare con l'altro, una ricerca di intese sul significato di cose comuni, su circostanze che aiutano a farci conoscere sono, semplicemente, all'origine di un interesse nell'altro che è destinato a crescere, se l'altro opererà allo stesso modo, cioè ragionerà prudentemente con noi, cercando intese sul significato di cose comuni, su circostanze che aiutano a conoscerlo...

Insomma, io chiamerei Occasione l'incontro fortuito con una persona in cui uno dei due interlocutori cercherà un varco per favorire il prosieguo della comunicazione, in forme inizialmente disinteressate e innocenti, per far acquistare allo scambio di idee e impressioni un sapore via via più 'intimo', per far nascere una qualche intesa a cui aggrapparsi in seguito e su cui costruire ancora. E' così che si favorisce un incontro.

Io parlerei, allora, del divenire di un'Occasione: questa non sarà data dal momento iniziale, ma dall'approdo, dal costituirsi una lunga serie di gesti e discorsi come pretesto per cercarsi ancora e per non perdersi di vista, per mantenere un contatto che non faticheremo a riconoscere, alla fine, come interessante. Non avremo più timore, allora, di dire che la persona che cerchiamo è interessante, che è piacevole la conversazione con lei, che non vorremmo interrompere una comunicazione che ci procura piacere e serenità...

Io rinuncerei al feticismo del primo giorno, di un rendez-vous lungamente atteso, di appuntamenti con il Destino... L'occasione sarà allora la persona che si avvia a prendere forma, cioè ad essere nitidamente percepita nei suoi contorni, nei significati che progressivamente andrà assumendo per noi. Il contatto acquisterà nel tempo il sapore forte di un'emozione fatta di continui e reciproci riconoscimenti. Si potrà parlare di un incontro.

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