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I legami fra un essere e noi non esistono che nel nostro pensiero. L'affievolirsi della memoria li allenta. [...] E' da soli che esistiamo. L’uomo è l’essere che non può uscire da sé, che non conosce gli altri se non in sé; e, se dice il contrario, mente. - MARCEL PROUST
All'obiezione facile che siamo capaci di identificarci con altri, provare simpatia, entrare in empatia, è altrettanto facile rispondere: tutti gli stati d'animo, gli stati di corpo, i sentimenti e le passioni indicano modificazioni di nostri stati di coscienza, che non sono altro che nostre modificazioni più o meno durevoli. Nascono in noi e da noi. Se la sorgente, l'occasione può essere esterna, i miei sentimenti sono solo miei, ne sono interamente 'responsabile'.
Anche il piacere e il benessere che procuriamo agli altri è remunerativo per noi: accresce il nostro benessere. Si potrebbe dire che è quasi un'ovvietà, se non si corresse il rischio di apparire sbrigativi.
Il timido impara nel tempo ad essere sempre meno timido, quando scopre e comprende e accetta l'idea che è impossibile che gli altri leggano i nostri pensieri. Se in questo momento ho paura, sembra che non se ne stia accorgendo nessuno. Gli altri non sanno 'nulla' di me, se non quello che lascerò trasparire e che comunicherò verbalmente. Confido sempre nella loro distrazione. Chi mi ama avvertirà sempre i miei cambiamenti.
Espressioni estreme:
Non esiste rapporto sessuale (Jacques Lacan).
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Gli altri sono troppi, per me.Ho un cuore eremita.Sonoimpastata di silenzio e di vento.Sono antica.Mi pento ogni volta che vadolontano dal mio stare lentonella velocità della sera...MARIANGELA GUALTIERI*
'Ubi consistam' è espressione latina che significa "dove io possa stare, consistere, restare, stare sicuro".
È il 'centro di gravità permanente' di Battiato.
Identità.
Equilibrio.
Ci rendiamo conto di aver raggiunto il 'compimento' della crescita personale - che l'edificio della personalità sia al culmine, che tutte le facoltà superiori sono ormai 'mature' - quando ci guardiamo alle spalle e ci sembra, per confronto, di essere uguali a quello che eravamo un anno fa.
Ma, soprattutto, ci avverte che un equilibrio è stato raggiunto il fatto che la linea che ci separa dagli altri non è più seriamente insidiata da incursioni provenienti dall'esterno né da nostri 'sbilanciamenti' verso l'esterno. Siamo 'in pace'.
E' solo quando interviene Eros che gli equilibri faticosamente costruiti vacillano. E che ne è di noi, allora? Cosa diremo dell'ambiente interno e di quello esterno?
«Sono sempre i nostri muri quelli contro cui urtiamo e su cui proiettiamo la nostra immagine del mondo, sia che cerchiamo di amplificare il nostro spazio, sia che vi accatastiamo i nostri beni.»
«Solo chi rimane completamente se stesso si presta alla lunga a venire amato, perché solo così, nella sua pienezza vitale, può simbolizzare per l’altro la vita, essere avvertito come una potenza di essa. Non vi è errore più grande nell’amore dell’adattarsi timorosamente l’uno all’altro e di uniformarsi a vicenda…».
«Un eterno rimanere estranei nell’eterna vicinanza è dunque il segno più pertinente e inalienabile di ogni amore in quanto tale: …non solo nel disprezzo o nell’amore non ricambiato, infatti, ma dappertutto, ovunque dove ci si ama, l’uno sfiora solo l’altro lasciandolo poi a se stesso. E’ sempre una stella irraggiungibile che noi amiamo, e ogni amore è sempre nella sua profonda essenza una segreta tragedia, ma proprio per il fatto di esserlo riesce ad avere effetti così potentemente produttivi».
LOU ANDREAS SALOME’, Riflessioni sull’amore (1900)
Qualche millennio di Filosofia e nessuna educazione sentimentale diretta ed esplicita ci hanno convinti del fatto che bisogna 'sterilizzare' le proprie emozioni, mettere sotto controllo passioni e impulsi irrefrenabili... Come se fosse possibile! Ma quando mai si raggiunge un equilibrio 'soddisfacente'!? Solo con la morte. Là dove c'è vita c'è turbolenza e affanno. Siamo sempre chiamati altrove. E' importante sapere che, per quanto ci illuderemo di 'allontanarci' dalle nostre ragioni, in realtà non moveremo un passo dal nostro cuore e dalle sue ragioni, che sono le uniche che contino. Tutto sta a saperle riconoscere e a orientare la propria vita verso le mete desiderate, senza farsi portare sempre da tutte le correnti. L'amore non è un approdo? Non realizza il 'pari intervallo' dall'unico centro a cui aspiriamo? Se si riuscisse ad assegnare la stessa 'misura' anche a distanze diverse da quel centro, forse sì. E' divino riuscirci.
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