Al di qua dello sguardo - Elegia della vita schiva

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giovedì 26 agosto 2010

Verso un sapere dell'anima

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Canto di donna che si sa non vista
dietro le chiuse imposte, voce roca,
di languenti abbandoni e d'improvvisi
brividi scorsa, di vuote parole
fatta, ch'io non discerno.
O voce assorta, procellosa e dolce,
folta di sogni,
quale rapiva i marinai in mezzo
al mare, un tempo, canto di sirena.
Voce del desiderio, che non sa
se vuole o teme, ed altra non ridice
cosa che sé, che il suo buio, tremante
amore. Come te l'accesa carne
parla talora, e ascolta
sé stupefatta esistere.

Sergio Solmi (da: Ritorno a una città], 1926
L'incanto di una donna - è noto a tutti - risiede per noi nei vezzi, nelle grazie, nelle molli movenze, nei languidi abbandoni, ma anche, nondimeno, nell'incedere misurato e nello sguardo, nella voce, nel canto. E' singolare, però, il fatto che una donna si esprima così:
«Acc! Perdo sempre le tue chiamate! ;-) sarà il mio inconscio che non vuole farti sentire la mia voce? Mah! Le donne! Hanno sempre questa paura del giudizio di un uomo! :-/ forse, non tutte... Mica son tutte tonte come me! Giuliana».
I segni diacritici oggi tanto di moda [ ;-) e :-/ ] stanno a testimoniare per noi la giovane età di questa donna, ma più singolare di tutto è il pudore di cui si riveste il suo esitare a rispondere al telefono e la confessione poi di cosa lo impedisce: il timore di far sentire la propria voce!

Nell'età della spudoratezza mi sembra questo il trionfo della femminilità, la conferma del fatto che le donne non sono scomparse: in mezzo a tanto agitarsi scomposto sulla scena - donne seminude, ma, a volte, quel che è peggio!, completamente vestite, che vomitano emozioni e sentimenti con un furore tragico, quasi volessero denudare l'anima, in nome di non so quale verità da affermare! - sento una voce che dice di non poter parlare, per paura di sentire giudicata proprio la voce. Di più, 'scoperta', come se quanto di più intimo una donna possiede fosse 'nascosto' in ciò che per lo più passa inosservato, cioè lo sguardo, la voce, il passo. Ed è ciò che questa donna teme di esibire. Lei teme di essere finalmente 'compresa' da uno sguardo che sa penetrante, che ella teme. Lei sente che la sua anima sarebbe come messa a nudo, se lasciasse alle orecchie 'indiscrete' del suo interlocutore la possibilità di sentire, quasi di toccare quel che proviene dal fondo dell'anima.

Mi sembra una bella vendetta della Storia questo forte sentire. Si meritano una risata liberatoria tutte le 'donne' che si denudano per noi e che si danno in pasto ai fotografi, convinte di mostrare qualcosa, quando a noi pare di non vedere quasi nulla. Il tragico di questa commedia è nel fatto che forse, essendo 'senz'anima', non hanno altro da mostrare!


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