Al di qua dello sguardo - Elegia della vita schiva

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domenica 15 agosto 2010

Il pensiero di lei. Il giorno prima della felicità.

Sento che in Irlanda la incontrerò. Non sono 'sensitivo'. Non mi piace giocare con la vita, immaginando ciò che non è come cosa facile da raggiungere. Non vedo certo soluzioni a portata di mano: incontrarsi e conoscersi non è già incontrarsi e conoscersi. Progredire nella conoscenza, poi, vuol dire già: desiderio di conoscenza, dunque amore. Cercarsi è sicuramente un po' dichiarare i propri sentimenti. Penso ai passi, ai gesti, agli sguardi. Bisogna misurare ogni mossa. Cercare la misura non è perfezionismo, voglia di stare nel giusto mezzo, come se ci fossero estremi da evitare. E' vero, però, che possiamo deludere una persona con pochi gesti. La mia voce non apparirà sgraziata, stridula, roca, segno di insicurezza ancestrale? Essere allegri e scherzare, far sorridere come condizione del 'successo' con una ragazza? Raccontare barzellette? Questo proprio no! Io ho la mia musica.

Conservo le mie qualità per il momento assoluto che vivrò con lei. Sento che lei capirà. Un mio compagno di scuola un po' scemo diceva: "Per ognuno c'è qualcuno". Io so che incontrerò qualcuno, prima o poi, con cui intreccerò parole e spero gesti. Ci sono giorni in cui le braccia quasi mi fanno male. Vorrei abbracciarla, ma non riesco a vederla! Sento pure che al di là dei gesti scomposti che fanno i maschi per farsi accettare, al di là delle acrobazie linguistiche e delle buffonate, una donna va al cuore delle cose, sente con un organo sensibilissimo chi sei e cosa vuoi veramente. Alla fine è capace di tutto. Di aspettarti, ma anche di ignorarti, se non sei all'altezza della sua sensibilità. Se non comprendi il suo cuore. Lei non te lo dirà. Non ti indicherà la strada che conduce al suo cuore. Devi trovarla tu. Lei è lì, davanti a te, bellissima - così appare a te - e vicina. Ma come è difficile per il cuore attraversare lo spazio breve che ci separa dalla felicità! E' come se vivessimo ogni giorno come se fosse il giorno prima della felicità. Così è intitolato un romanzo uscito recentemente.

Un tempo pensavo addirittura che bisogna rendersi degni di essere amati. Ne sono stato convinto per anni, fino a questo strano presente, in cui mi ritrovo a pensare più fiduciosamente che lei capirà. Ho deciso una sola cosa: si chiamerà Speranza. Lei mi troverà. Sì, mi troverà. Quando ci vedremo, sarà come conoscersi già. Noi smentiremo la sentenza di Pavese: «amore è desiderio di conoscenza». Noi esiteremo. Lei è come me. Lo sento. Anche lei, dovunque sia in questo momento, proverà timore ed esiterà. Non vorrà sciupare l'istante eterno che unisce. Lei sa del mysterium coniunctionis che fa di un legame un mistero dolce e doloroso nello stesso tempo. Sa bene che non tutto può esser detto, che è sciocco immaginare che una volta che ci saremo detti tutto avremo detto tutto, sapremo tutto l'uno dell'altra. Allora, che senso ha cercare quel poco che non ci dice chi siamo veramente e cosa vogliamo veramente?

Ma oggi, pensando che domani la incontrerò, mi domando quanto sia lontano questo mio domani. Quanto è lungo questo giorno che precede il giorno della felicità!

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