Al di qua dello sguardo - Elegia della vita schiva

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domenica 1 agosto 2010

Non parlatemi di vita sospesa!

Io sono uno che sente il duende di Nina e che tra i ritmi di Jarrett e il piano di Bollani pensa che ci sia sempre posto per una scorribanda tra Tolentino e Derry. Specialmente, se si tratta di raggiungere gli amici. A 28 anni è importante partire. Certo, all'improvviso! Perché no? Non sono il tipo che teme di partire, perché non sa come portarsi dietro casa. Mi basta il peso dei miei vissuti. E non venite a parlarmi di vita sospesa, come se io avessi rinunciato a vivere! Posso dire di me di essere stato umano. E non ho smesso di esserlo! Voglio dire che questo vale anche per l’oggi. Ho amato. Ho sofferto. Ho fatto incontri. Ho avuto amici. Non sono riuscito ad arrivare puntuale a tutti gli appuntamenti della vita, certo. Di questo, però, non mi compiaccio. Non ho mai sognato di essere ‘scabro’ ed ‘essenziale’, come dice il poeta Montale. Io preferisco il turbine e il disordine della vita. A me piace perdermi e ritrovarmi. E se oggi sono qui a dire questo intervallo e le mie esitazioni, non me ne vogliate. Non c’è compiacimento in tutto questo. Vorrei procedere, ma qualcosa mi trattiene.

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