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Io sento le sue voci se tendo l'orecchio ad ascoltarne i profumi salire al cielo e se scruto l'orizzonte del lago tutt'intorno, dalla casa di Paolo, un 'vecchio' amico di Como. Nei mesi di marzo e poi aprile e maggio, da giugno a settembre ed ottobre tu puoi vedere il giallo, il verde, il viola, il bianco, il rosso, il marrone, il rosso dell'autunno, e dappertutto una sola voce che chiama te: è il Genio dei luoghi, che ti conduce al sacro e alle sue arcane forze.
Posso schiantarmi nell'attesa della mia donna e risalire la corrente di un antico fiume nella forra tra i grandi sassi che ha scolpito il tempo, pensando a lei, senza mai dire: "Maledetto il giorno che ti ho incontrata, perché hai messo il fuoco e il vento nel mio cuore!". So aspettare i dolci giorni e le pause della vita vissute in armonia accanto a lei.
Le altre voci, che la precedono, mi aiutano a riconciliarmi con il tempo mondano dei dinieghi e degli astratti furori, per riuscire infine a sentirmi sempre di nuovo cielo, quando lei mi innalza, e terra, quando mi chiama a sé. Io non sono un re neghittoso, che se ne sta altero sulla riva del lago ad aspettare non so cosa. Non verrà nessuno a lenire l'inutile dolore di chi si oppone alla vita e alle sue oscure leggi. Qui bisogna consistere, paghi del buon vivere, contenti dell'onesto vino e delle sere d'estate, magari trascorse con lei a sentire un concerto per voce sola, perché solo così si acquietano le inquietudini del cuore e riesci a sentire per intero tutte le voci della sera.
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