Al di qua dello sguardo - Elegia della vita schiva

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venerdì 17 settembre 2010

Amarsi veramente

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Da qui a Derry non c'è solo la strada che separa le due città, quella in cui vivo e la patria elettiva di mio fratello Dario. Se accanto a lui c'è una donna, io lo penso felice con lei. Quello che ci separa è spazio che chiede di essere colmato.
Un fratello è come una presenza silenziosa in noi, un amore fastidioso, qualcuno che c'è senza che noi lo abbiamo deciso, che ci turba se immaginiamo trappole e pericoli, come se dovessimo proteggere e difendere non si sa da chi. Un fratello è anche nostalgia a volte.
Della gamma dei sentimenti che proviamo non abbiamo voglia di enumerarne nessuno. Né di starli a descrivere. Ci siamo amati e scontrati, come tutti i fratelli. E ci sembra - anche se non lo ammetteremo mai - che mettiamo facilmente tra di noi grandi distanze, quasi a voler coprire l'eccessiva vicinanza di un tempo.

Ci siamo abituati all'idea che esprimiamo dicendo: "volersi bene come fratelli", ma non è così. Ci accade di amare gli altri, tutti gli altri, che ci accade di amare anche più di nostro fratello. Gli vogliamo bene, ma non abbiamo nessuna voglia di parlarne. Perciò, non parlatemi di lui. Sta lì e ci rivedremo e ne sarò felice, ma poi ognuno di noi due tornerà alla propria vita. Può anche darsi che non ci intenderemo. Le nostre vite hanno preso pieghe diverse. Non diamo tutto per scontato!

Già si dice che siamo diversi. Introverso io, estroverso lui! Figuratevi come sarà facile accordarsi su quello che conta per me, come per lui! Quante volte la storia e la letteratura ci hanno parlato di lotte poi chiamate 'fratricide'? Non pochi fratelli si sono perfino uccisi. Ma cos'è questa specie d'amore che pensiamo esemplare e che prendiamo addirittura a modello per l'amore che dovremmo portare a tutti quelli che sentiamo più che amici o che vorremmo più vicini di chiunque altro?

Noi finiamo per dire "amarsi come fratelli", dimenticando come sia difficile per due fratelli amarsi veramente.


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