Al di qua dello sguardo - Elegia della vita schiva

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venerdì 3 settembre 2010

Un provvisorio confine


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Non mi fosti accanto tu lungo il cammino / della mia apocalisse (demoni, erinni, / saghe fattucchiere nella cieca nebbia / senza suoni della landa d'Hannover). / Con me non eri quando la neve / fatta ululo, concorde il lupo, / a me fu barriera d'aghi gelidi e pungenti. / Né quando portai per sette anni il peso / delle sette lunghe leghe, / il cuore stanco d'ansia e di tormento, / graffiato dal dubbio di te / avvolta nel mistero, senza amore. - VALERIO IACOBONE, In armonia, 1987

Prima di ogni amore dichiarato e vissuto, ma anche prima di ogni patto formale tra meri conoscenti è grande la distanza tra due individui che si parlano appena, cercando di realizzare interessi personali o girovagando senza meta sotto le stelle: voglio dire che le distanze si accorciano, se interviene qualcosa di più del puro interesse e si aspira a costruire un legame. Se non si sopporta di separarsi dalla persona incontrata, si cercherà di legarla, facendo in modo che a sua volta non sopporti la separazione che è destinata ad intervenire.

Noi ci affanniamo ad annullare le distanze che ci separano, immaginando che nell'esperienza amorosa si debba saper tutto dell'altro, e si impiegano le migliori energie a frantumare gli spazi di libertà dell'altro che non siano nati dopo che la relazione si è strutturata. Vogliamo legami stretti. Non ci accontentiamo delle parole, delle promesse, delle infinite prove... Vogliamo esercitare un potere sull'altro, perché non siamo disposti a dividerlo se non formalmente e superficialmente con altri.

Una emozione qualsiasi, provata al di fuori del matrimonio, dell'unione, della convivenza, del fidanzamento, della relazione... costituisce una minaccia alla stabilità (mentale) della coppia. Io sento, invece, che quello che prova Martina quando incrocia lo sguardo di un'altra persona e quando intrattiene rapporti anche duraturi con qualcuno è certamente emozione, perché non è persona priva di sensibilità. E questo significa che il tarlo del dubbio, del sospetto e poi il sentimento della gelosia non si addicono a una relazione sana.

Forse siamo tutti un po' folli, perché pensiamo di essere capaci di generosità e di condividere con altri l'umanità di coloro che amiamo. E' certo che quello che ci unisce è solo un provvisorio confine. Esso viene attraversato anche da altri, che si avvicinano alla persona che noi amiamo. Forse, qualcuno finirà per amarla, come l'amiamo noi. Quello che ci salva è il pensiero che sulla traiettoria che porta al cuore del nostro partner ci siamo noi. Finché riusciremo a stare su quella traiettoria, potremo dire di essere felici. La vita ci sorriderà. Non avremo bisogno di odiare il mondo. Saremo in pace con noi stessi e trarremo vantaggi dall'esperienza amorosa.


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