Vorrei professare qui con le parole di Cristina Campo «la mia incredulità nell'onnipotenza del visibile». Prendete la mia Martina. E' tutto lì quello che c'è da vedere? Credete di sapere tutto di lei, non appena le stringete la mano o la sentite parlare o prendete a frequentarla anche lungamente?
Oserei dire che nemmeno io posso dire di sapere di lei. E non solo per il fatto che non so tutto! Ma che significa poi 'sapere tutto'? E' la solita storia dell'amore assoluto, totale, eterno, eccetera eccetera! L'amore è proprio il contrario della pretesa di appropriarsi di una persona o di costringerla a dire tutto di sé. Alla fine, ci sottomettiamo pure a questa pretesa. Giureremo di aver detto tutto di noi. Negheremo importanza a tutto ciò che è stato trascurato. A tutto il passato personale! Ma così facendo tradiremo noi stessi.
Vi sembra possibile leggere nella propria anima - e in quella dell'altro - fino in fondo? Chi può dire di sapere? Ma se sapessimo tutto, non ci ritroveremmo condannati alla noia di una ripetizione eterna del sempre uguale?
In realtà, l'incanto e il mistero della vita ci vengono incontro proprio nella forma di un invisibile che ci si mostra per apparire inaccessibile ad uno sguardo esteriore. Come dice il poeta: occorrono occhi di seconda vista.
Jennie McGrewNon una figura incappucciata / dove la scala curva nell’oscurità / rattrappita sotto un mantello fluttuante! / Non occhi gialli nella stanza di notte, / che fissano da una superficie di ragnatela grigia! / E non il battito d’ala di un condor, / quando il ruggito della vita inizia / come un suono mai udito prima! / Ma in un pomeriggio di sole, / in una strada di campagna, / dove erbacce viola fioriscono / lungo una staccionata sconnessa, / e il campo è stato spigolato, e l’aria è ferma, / vedere contro la luce del sole qualcosa di nero, / come una macchia con un bordo iridescente – / questo è il segnale per occhi di seconda vista… / e io vidi quello.da EDGAR LEE MASTERS, Antologia di Spoon River
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