E' quasi impossibile separare dal nostro spirito quello che non c'è. Che cosa dunque saremmo, senza l'aiuto di ciò che non esiste? Ben poca cosa, e i nostri spiriti disoccupati languirebbero, se le favole, i fraintendimenti, le astrazioni, le credenze e i mostri, le ipotesi e i sedicenti problemi della metafisica non popolassero di esseri e di immagini senza oggetti i nostri abissi e le nostre tenebre naturali. I miti sono le anime delle nostre azioni e dei nostri amori. Non possiamo agire che movendo verso un fantasma. Non possiamo amare che quello che creiamo.PAUL VALÉRY
Voi saprete cos'è un austero disdegno, e se vi si chiedesse a chi lo riferireste, sicuramente pensereste a una donna, mai ad un uomo. Ebbene, immaginate un insistente domandare e sguardi di fuoco, aspri rimproveri e cipigli. Immaginate poi che sia la vostra donna a stagliarsi contro di voi, severa e accigliata, per un torto che le avete fatto, un torto non ben identificato, di cui non vuol nemmeno parlarvi, perché grande è l'offesa, e l'umiliazione subita non le consente di parlare. Troppo grande è il rammarico.
Avvertite già il rimpianto, come se già i giorni felici si ripresentassero al vostro cospetto trasfigurati e sporcati, ormai passati in giudicato, reinterpretati alla luce delle colpe presenti. All'improvviso, tutto appare sotto una nuova luce: immaginate che così debba essere agli occhi di lei.
Immaginate un giorno funesto per voi e che quel giorno sia questo e altro ancora. Che tutto sia revocato in dubbio, che una voce tra le tante - e non sapete quale! - si sia insinuata tra lei e voi e che abbia gettato scompiglio, svelando, rivelando, giudicando non sapete bene cosa.
Immaginate che questo possa accadere proprio a voi, anche se non è accaduto mai. Provate a riflettere sul potere che hanno le parole di un amico sedicente tale. Che lei non sospetti della persona che chiama amica. Che creda ad ogni cosa, punto per punto. Perché tutto è verosimile. Dunque, è vero.
Immaginate questo sogno ad occhi aperti. E poi provate a credermi, se vi dico che questo a me è accaduto tempo fa. Che sono passato attraverso questa tempesta. E che ne sono uscito (quasi) indenne. Che Martina abbia finalmente compreso, dopo aver trovato fortuitamente un indizio che l'ha condotta al cuore della verità. Che abbia potuto smascherare una persona lungamente creduta amica.
A cose fatte, dopo aver riconquistato la nostra serenità, mi ritrovo oggi a pensare assieme a voi: è così fragile la nostra condizione? è così esposto l'amore? il nostro onore è nelle mani di mani così poco affidabili? siamo tutti così ingenui da credere alle voci del mondo, e dimenticare non per un solo giorno chi eravamo, i sogni approntati in due, tutto, tutto, tutto revocare in dubbio, a nulla credere più, la mente accecata dal dubbio e dal sospetto, per ritrovarci poveri e soli, schiavi di una sorda verità, lei soltanto eretta a giudice di un'intera esistenza, signora dei sentimenti e delle cose più care in cui avevamo sempre creduto?
E come non elevare un fiero disdegno di fronte alla stessa amicizia, se essa così scarse prove ha saputo dare di sé? Come non chiudersi nel ristretto recinto della propria anima e lì aspettare un'altra brezza, un barlume di cielo, dopo tanta oscura e cruda terra?
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