Al di qua dello sguardo - Elegia della vita schiva

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martedì 14 settembre 2010

Un 'altrove' da desiderare?

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La vita a Tolentino non è immobile. Per questo, se so che tornerò a viaggiare, non sarà una fuga. Lontano da me non cerco altra vita. Non mi è mai piaciuta l'espressione La vita è altrove. Potrà andar bene per un Kundera che descrive la vita sotto la dittatura, ma noi da che cosa dovremmo evadere? non godiamo oltre misura di tutti i beni materiali che circolano? e se anche non ne siamo possessori, non sono forse lì, a portata di mano?
L’avventura più rischiosa, difficile e seducente si svolge a casa; è là che si gioca la vita, la capacità o incapacità di amare e di costruire, di avere e dare felicità, di crescere con coraggio o rattrappirsi nella paura; è là che ci si mette a rischio. La casa non è un idillio; è lo spazio dell’esistenza concreta e dunque esposta al conflitto, al malinteso, all’errore, alla sopraffazione e all’aridità, al naufragio. Per questo essa è il luogo centrale della vita, col suo bene e il suo male; il luogo della passione più forte, talora devastante – per la compagna e il compagno dei propri giorni, per i figli – e la passione coinvolge senza riguardi.
Vi sembra, dunque, che una vita schiva si possa confondere con la misantropia, che la riservatezza e il pudore siano mancanze e non autentiche virtù? Io dico, più che sentimenti. Che ne sarebbe della nostra libertà, se tutti potessero entrare a loro piacimento nella nostra anima, presumendo per questo di conoscerci appieno? E lo stesso amore potrebbe tollerare l'assenza totale di mistero, la pretesa di tutto vedere, tutto capire? Non vi sembra osceno - che significa poi sbattere sulla scena! - affermare che conosciamo bene una persona - ad esempio, la nostra donna - al punto che possiamo dire cosa pensi di una questione ardua e controversa, rispetto alla quale vogliamo solo trascinarla dalla nostra parte? Un filosofo americano ha scritto un libro intitolato "Annullare la distanza uccide".

Non me ne vogliate, allora, se vi sembrerò poco propenso a dire sì ad ogni richiesta, se vi presenterete in una sera d'estate a chiedermi di suonare in un quartetto jazz, solo perché il pianista è malato! Sapete bene quanto ami l'arte dell'improvvisazione, ma non potete decidere voi per me l'ora del mio nascere... Io non so se e quando sarà. Lasciate che sia la vita a farlo. Il giorno in cui dovesse accadere ci ritroveremo insieme a dire che questi giorni non erano stati altro che una lunga preparazione.

Quante volte avete desiderato una donna che poi è rimasta nel numero dei desideri impossibili? E quante volte avete desiderato abbracciare una persona a voi particolarmente cara, ma non l'avete fatto? Chiedetevi che cosa vi abbia trattenuto. Capirete più facilmente allora questo mio esitare. Io voglio poter dire sempre "Sono pronto!". Per questo, ora sono al di qua dello sguardo.


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