Al di qua dello sguardo - Elegia della vita schiva

.

mercoledì 8 settembre 2010

Il comune sentire


*

... e stupisco che l'amore / abbia questo volto interno (Mario Luzi)

Prendete il corpo di una donna, non importa quanto piacente, e mettetelo sotto la lente di ingrandimento di un maschio che abbia preso a desiderarla: vedrà solo vezzi e dettagli seducenti! Di essa considererà una forma perfetta, la sinuosità delle forme, la capacità di sedurre associata a una dose anche minima di ambiguo ammiccare o, al contrario, una ritrosia che accrescerà la sua grazia.

Considerate poi un uomo che si rivolga alla sua donna facendo appello a tutto ciò che rende la stessa attrazione un fatto individuante, che mira a stabilire un contatto con una sola donna, con la propria donna; e considerate ancora che riceva un diniego, che sia riguardato come persona interessata alla sola corporeità, preoccupata di soddisfare un istinto momentaneo e basta, che ne sarà della differenza tra quest'uomo e quello?

Martina a volte oscilla tra uno sguardo benevolo e accogliente e alteri rifiuti, come se avesse di fronte uno sporcaccione in cerca di piaceri solitari. Perché la nostra sessualità è così contorta nelle sue manifestazioni?

Un filosofo ha scritto:

Ciò che possiamo raggiungere attraverso i nostri meriti e la nostra fatica non può mai renderci veramente felici. Solo la magia, cioè l’eccezione e l’eccesso innaturale, può farlo. Che disastro se una donna ci dicesse di amarci perché ce lo meritiamo! E che noia la felicità come premio per un lavoro ben fatto!

Che ne pensate?

*

Nessun commento:

Posta un commento