Al di qua dello sguardo - Elegia della vita schiva

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domenica 26 settembre 2010

Congedarsi da Eros?

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e stupisco che l'amore / abbia questo volto interno (Mario Luzi)
Se l'età ulteriore della vecchiaia arriva a concepire dell'amore soprattutto la vicinanza, la conversazione, il tacito accordo dei cuori, come può contemporaneamente riguardare l'eros, la passione, il desiderio come ostacoli, soprassalti e basta? Il tumulto e l'affanno, le lunghe attese e gli aspri rimproveri dovranno tacere per sempre?

A volte, sembra di cogliere una rinuncia ai richiami del corpo - la carne non c'entra niente! -, forse perché il pudore prende il sopravvento. Non avete mai sentito un'anziana signora - ma, spesso, anche qualcuna di mezza età! - dire quasi inorridita del marito, del compagno o di un malcapitato corteggiatore: pensa ancora al sesso? e la voce farsi cavernosa e l'espressione del viso quasi disgustata?

Io sono portato a credere che nelle cose d'amore, a tutte le età, si senta il peso dell'educazione ricevuta, a cui aggiungerei il sentimento della vergogna che alcuni provano acuto, fino al punto che sono frenati, intimiditi dagli impulsi più innocenti.

E cosa dovrei dire allora di me, del mio ostinato procedere, sempre preso da "una fanciulla folle di miele", che non disdegna baci e carezze e che si chiama Martina? La mia donna non è né angelo né signora del mio cuore. A lei non dirò mai la mia venerazione con le parole del poeta Rilke: "io sono la rugiada / ma tu, tu sei / la pianta"! Come se a questa condizione soltanto si potesse dire l'amore puro e sincero! Non posso metterla al di sopra di tutto, anche se è al primo posto tra le cose che hanno valore.

E' l'insicurezza personale che genera l'enfasi e la retorica dei sentimenti. Chi sa di sé, chi conosce il proprio cuore non vacilla. Non ha bisogno di rincorrere capricci e oscillazioni del cuore. Ogni giorno ha la sua pena, certo, ma non si vive delle infinite pene del tempo. Un'espressione scritta su un muro, che risale a qualche anno fa, mi accompagna sempre: "Chi non ricorda il bene che ha ricevuto non spera". Espressione bella e terribile. Io ricordo l'amore di Martina. So di lei, ma soprattutto non dubito dei miei sentimenti.

Si potrebbe dire di un amore che dura che è il vero indistruttibile nel tempo. Esso può ben durare oltre la morte! A Tolentino c'è una vecchia signora che tutte le mattine parte a piedi da casa sua e se ne va al Cimitero a trovare suo marito. Lì c'è una sediolina, sempre lì, vicino alla tomba del suo Francesco, dove siede e passa il giorno a parlare con lui. Nessuno ha mai visto le sue labbra muoversi, ma io ci giurerei che gli parla. Potrebbe un amore così grande esser muto?

Immaginate ora un profumo di donna, delicato e penetrante, sempre lo stesso, e le mani che cercano le mani, e la pelle, e gli abbracci, e tutto il resto. Immaginate questo e immaginate pure ogni volta uno sciogliersi dei grumi di dolore che si diffondono nel corpo e nell'anima portando neghittosa tetraggine e angustia della mente. Immaginate i risvegli accanto a quel corpo di cui non c'è niente a noi più familiare. Ma immaginate pure le pause della vita, le assenze e le mancanze di cui è impastato il tempo mondano. Non correte forse a cercare ancora quel profumo e quella pelle e quelle mani e gli abbracci e tutto il resto, dimentichi dei sospiri e delle lunghe attese e dei risentimenti del cuore? Non vorrete giacere per sempre accanto a quel corpo che è più che corpo per voi, perché vi parla ogni volta di nuovo dell'incedere solenne delle stagioni e del congedo del giorno e dei crepuscoli, uno per uno, sempre diversi per voi, come il soffio della sua voce che non cessa di dire il suo stupefatto amore?


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