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Sia crescita, non costruzione! / Per questo scegliesti / il partito delle radici / contro il lastrico delle vie, fossero pure imperiali
Margherita Guidacci
Il senso comune è da sempre portato a pensare che le apparenze ingannano. Se, ad esempio, osserva un comportamento dispiegarsi contraddittoriamente, non assumerà la contraddizione come espressione a volte necessaria della vita di relazione, a cui siamo costretti per dissimulare intenzioni che non possono essere manifestate appieno, per non urtare la sensibilità di una persona o per non contraddire chi è incapace di ascoltare... Basta partire da un 'principio' - non bisogna mai contraddirsi - e poi decidere che la persona in questione ha tradito le nostre aspettative o, peggio, ha tradito se stessa, negando quanto aveva affermato poco fa con altri comportamenti.
Il senso comune separa la pura esteriorità - l'apparenza fisica, il comportamento - dall'esperienza, dall'invisibilità dell'esperienza. Allora, è costretta a chiedersi tutte le volte che osserva l'altro muoversi sulla scena se le apparenze ingannano oppure no: se quello che 'vediamo' è vero oppure no. Così procedendo, è facile essere smentiti dalla realtà. Una nuova apparenza, infatti, un nuovo comportamento facilmente sarà disconferma della persona. Se ci moviamo da apparenza da apparenza - se non avremo mai l'accesso all'invisibile (dell'altro) -, oscilleremo sempre tra quello che ci dice un'apparenza e quello che ci dice un'altra apparenza!
Prendiamo una persona scontrosa all'apparenza come Martina, la mia ragazza. Il metodo è non fermarsi a una 'chiusura' al mondo, che a uno sguardo attento non si rivelerà più tale, ma seguire la traccia che conduce all'anima. Perché Martina è scontrosa? E' veramente scontrosa? Lo è sempre? Lo è per natura? E' sufficiente enumerare le volte che ci apparirà scontrosa per concludere che è persona chiusa al mondo e da questa conclusione far derivare un giudizio che poi non abbandoneremo più e di cui ci serviremo per parlare di lei...?
In realtà, Martina è persona estremamente pudica, che custodisce gelosamente la sua intimità. Posso dire che l'accesso al sacrario della sua anima sia stato da lei concesso solo a me. Io conosco la dolcezza del suo cuore. Il mondo dovrà faticare non poco per non fermarsi a un suo atteggiamento ricorrente che la fa apparire spesso 'stronza', come dice lei di sé, per portare fuori strada le persone.
Se il mistero di un'anima ci può essere precluso per sempre, perché solo l'amore riceverà il privilegio di penetrarlo, più facile sarà 'risalire' da tutti i comportamenti e da tutto ciò che ci è dato percepire all'essenza delle cose, alla loro realtà più vera. Basta non separare apparenza da essenza. Occorre chiedersi sempre a che cosa ci condurrà la nostra osservazione delle apparenze se non le considereremo mai separate da tutto il resto. Esse ci ingannano, se le rendiamo assolute. Ci condurranno a ciò che è più proprio di una persona, se sapremo percorrere tutta la strada che ci aiuta a collegare 'superficie' e 'profondità' delle cose, perché ognuno di noi è persona: esperienza e comportamento dovranno essere distinti ma non separati.
Perciò, vi prego, non dite di me che sono timido! All'apparenza è vero. Come potrei negarlo! Ma credete che io non sia stato capace di trasformare nel tempo questa evidenza della mia persona in qualcosa di più alto, in un'occasione ripetuta per fare di un difetto un pregio, uno stile di vita preoccupato di ciò che c'è di più vero, per non sembrare nemmeno a me stesso la caricatura di un uomo?
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